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Appartamenti di Etichetta

L'Appartamento di Etichetta

Nucleo antico di tutto l’edifìcio è l’Appartamento di Etichetta al piano nobile. È aperto alla visita pubblica dal 1919, quando fu compreso tra gli Istituti di antichità e d’arte dello Stato.

E’ composto dalle tre anticamere che conducono alla Sala del Trono, tra cui spicca la Sala Diplomatica, così detta perchè vi sostava il seguito delle delegazioni diplomatiche in visita, dominata dal soffitto di Francesco De Mura, raffigurante Il Genio Reale e le Virtù di Carlo di Borbone e Maria Amalia di Sassonia.

La Sala del Trono, dal soffitto neoclassico, disegnato da Antonio De Simone, con Allegorie delle dodici province del Regno delle Due Sicilie, conserva il trono di tarda età borbonica (1850) ed è allestita con ritratti di personaggi di corte, re, principesse e regine.

L’Appartamento di Etichetta accoglie di seguito la Sala degli Ambasciatori, antica Galleria, che conserva l’originaria decorazione a fresco del Seicento con la rappresentazione dei Fasti della Casa di Spagna, realizzati da Belisario Corenzio.

Alla Sala degli Ambasciatori segue la Sala di Maria Cristina di Savoia sulla sinistra della quale si apre il piccolo Oratorio privato per la devozione della prima moglie di Ferdinando II, morta dando alla luce il futuro Francesco II e beatificata dalla chiesa cattolica (attualmente è in corso il processo di canonizzazione).

La sala successiva (Sala XI), reca sulla volta le Storie di Consalvo di Cordova, affrescate da Battistello Caracciolo nel secondo decennio del XVII secolo. Le scene raffigurano la conquista del Regno di Napoli da parte delle truppe spagnole, guidate dal Gran Capitano, che divenne il primo viceré.

La Sala XII è denominata Sala dei fiamminghi poiché conserva un’unitaria collezione di ritratti di pittori delle Fiandre tra cui Gli esattori delle imposte di Marinus van Roymerswaele. Tra le suppellettili spicca la rarissima macchina musicale di Charles Clay del 1730.

Lo Studio del Re (Sala XIII) conserva un importante mobilio realizzato a Parigi tra il 1810 e il 1812 per il palazzo del Quirinale, ma passato poi a Gioacchino Murat.

Il soffitto settecentesco della Sala XIV in stucco e lamina dorata rimanda all’originaria destinazione d’uso dell’ambiente che nel XVIII secolo era la camera privata della regina Maria Amalia di Sassonia. Dalla porta centrale si accede, infatti, al vano che costituiva la vera e propria alcova, affrescata da Nicola Maria Rossi con un Augurio di felicissima prole.

Nella Sala XV è esposta una collezione di paesaggi, dal tardo Cinquecento al primo Ottocento. Anche la Sala XVI, come la precedente già inclusa nell’appartamento privato della Regina, conserva la decorazione settecentesca del soffitto in stucco bianco e oro di raffinato gusto rococò.

Nella Sala XVII sono esposti dipinti di Mattia Preti e dello Spadarino.

Nella Sala XVIII sono esposti dipinti di provenienza Farnese, in particolare due tele di Bartolomeo Schedoni pittore di formazione manieristica, raffiguranti l’ Elemosina di santa Elisabetta e la Bottega di san Giuseppe.

La sala XIX è dedicata alle Nature morte. Il genere, legato alla cultura iberico-fiamminga  era diffuso a Napoli dal Quattrocento, con una fase di grande fioritura nel Seicento.

I dipinti esposti, del XVIII e XIX secolo, seguono la ripresa iconografica della natura morta seicentesca.

Ambiente di comunicazione tra l’Appartamento di Etichetta e gli appartamenti privati ottocenteschi dei sovrani era la Sala XX, vestibolo  neoclassico a esedra, che comunica con la scala detta “dei forastieri”. Nella stanza è esposto un tavolino in bronzo patinato e dorato e piano di marmi commessi, ispirato al disegno dei pavimenti delle domus di Ercolano.

Un palazzo del quale si conoscessero tutte le stanze non era degno di essere abitato.

Giuseppe Tomasi di Lampedusa
Scrittore

Nell'Appartamento anche:

Aperto tutti i giorni 8.00-20.00 - Chiuso Mercoledì

Intero: € 6 - Ridotto € 2
Gratuito sotto i 18 anni

Piazza Plebiscito 1 , 80132 Napoli