Il Cortile d'Onore
Varcato l’ingresso centrale su piazza del Plebiscito e superato il lungo porticato che corre parallelo alla facciata principale, si accede al Cortile d’Onore di Palazzo Reale, il cortile più antico e importante della Reggia per le sue funzioni di rappresentanza.
Come nei grandi palazzi tardo rinascimentali, lo spazio quadrato è articolato in un doppio loggiato, di cui il secondo ordine fu chiuso già nel XVIII secolo con finestre alternate ad ampie vetrate con infissi in legno, alterando parzialmente l’originario disegno fontaniano.
Ciascun lato del Cortile è scandito da cinque arcate in piperno (quattro a tutto sesto e quella centrale a sesto ribassato) poggianti su pilastri dorici. Dorico è anche il fregio che divide i due ordini, decorato con metope e stemmi con emblemi della Casa di Spagna, insegne araldiche dei territori dominati, il Toson d’oro e mascheroni.
Il loggiato del primo piano fungeva da disimpegno e da galleria per gli appartamenti vicereali. Al di sopra delle arcate del primo piano corre un alto fregio, chiuso da cornicione.
Nell’ambito dei lavori di restauro di Palazzo Reale realizzati in seguito all’incendio che, nel 1837, distrusse parte degli ampliamenti settecenteschi della reggia, e affidati da Ferdinando II di Borbone all’architetto Gaetano Genovese (Eboli 1795 – Napoli 1860), anche il Cortile d’Onore fu oggetto di modifiche. Il Genovese tese ad un ridisegno che fosse più fedele all’idea di Domenico Fontana, eliminando le chiusure con finestre al piano nobile e ripristinando le ampie vetrate, ora in ghisa. Recenti restauri hanno rimesso in luce i partiti architettonici in piperno seicenteschi che il Genovese aveva coperto con stucco ad imitazione dei mattoni. Anche le eleganti lampade per l’illuminazione del cortile, ricoperte con vernice verde forse in epoca sabauda, sono state recentemente riportate al loro colore originario essendo in bronzo dorato.
In asse con l’ingresso principale, e punto di fuga del Cortile è la statua e fontana della Fortuna, posta in un nicchione al centro del lato orientale. La statua, opera di Giuseppe Canart per la fontana del Molo Grande, commissionata da Carlo di Borbone nel 1742, fu collocata in questa posizione negli anni Quaranta del XIX secolo.
La fontana presenta una vasca allungata ornata da motivi a palmette addossata alla parete, realizzata nell’ambito dei lavori del Genovese; su un piedistallo poligonale si erge una larga tazza decorata da eleganti mascheroni barbuti coronati da fiori, probabilmente parte reimpiegata dalla fontana seicentesca dei ‘Quattro al Molo’. In alto è la statua della Fortuna del Canart, che sorregge una cornucopia e un timone.